| Modulo: FILOSOFIA TEORETICA LM B
(obiettivi)
OBIETTIVI FORMATIVI:
Il Modulo B del Corso di Laurea specialistico di Filosofia teoretica si propone di affrontare temi fondamentali dell pensiero di Federico Nietzsche, quali il problema della verità nella sua polemica con la tradizione classica, anzitutto da Patone, quindi il tema della volontà di potenza e dell'eterno ritorno dell'uguale, nell'interpretazione che ne ha dato Martin Heidegger come compimento della metafisica occidentale, prima di passare alla sua interpretazione del problema del nihilismo europeo. La critica alla metafisica di Nietzsche è stata la base del movimento più importante del pensiero europeo del Novecento, in particolare del pensiero post-moderno, che ha largamente dominato il secondo Novecento e che permane tuttora come un presupposto apparentemente invalicabile del pensiero contemporaneo.. lHeidegger ha visto però una interpretazione della volontà di potenza non nihilista, che rende ancora possibile un concetto di verità, e cioè la volontà di potenza come arte. Il problema del corso sarà appunto indagare il rapporto del concetto di arte con il concetto di verità che non ricade nella metafisica e che si presenta quindi inattaccabile dal nihilismo
CONOSCENZA E CAPACITÀ DI COMPRENSIONE:
Nietzsche è molto noto per la sua affermazione paradossale: Non ci sono testi, ma solo interpretazioni. In realtà egli distingue in genere tra testo e l'interpretazione, e la l'affermazione è da leggere nel senso che non non possiamo comprendere un testo o parlare di un testo senza interpretazione. L'interpretazione è il motivo fondamentale della sua filosofia e del suo concetto di verità. Il problema della lettura di ogni testo è allora come possiamo sapere se siamo giunti ad una autentica comprensione del testo. Ora l' interpretazione è costituita da due momenti fondamentali: la comprensione e l'espressione. Nella espressione consiste il momento performativo della comprensione. In questo momento performativo sta il nuovo concetto di verità, proprio della interpretazione. La verità non è una questione di conoscenza, che si possiede una volta per tutte; la verità la si fa continuamente applicando le nostra conoscenze a tutti i testi e a tutti i casi particolari nei quali siamo coinvolti, che mettono sempre in crisi la conoscenza che crediamo di possedere. La stessa conoscenza della lingua non è una conoscenza di vocaboli e di regole, ma una capacità cognitiva che con la sua applicazione ci rende possibile comprendere e risolvere sempre problemi in nuovi atti linguistici.
CAPACITÀ DI APPLICARE CONOSCENZA E COMPRENSIONE:
Ciò che gli studenti debbono apprendere in ogni corso di filosofia non è semplicemente la conoscenza della storia della storia della filosofia o dei problemi filosofici passati o presenti, ma attraverso l'esame e la discussione del testo imparare anzitutto come leggere un testo, sia del presente, che del passato, rendendosi conto della differenza tra noi e il testo letto. Questa differenza sta nella diversa visione del mondo che intercorre tra noi e il testo, nella diversa organizzazione sociale dei mondi a cui apparteniamo, nella diversità della lingua e della cultura, così come di tutte le esperienze vissute. Per superare l'alterità del testo abbiamo bisogno quindi di impegnare tutte le nostre capacità linguistiche assieme alle nostre conoscenze storiche Nel superarla, arrivando a comprendere ciò che è comune con il testo letto, sta il compito dell' arte dell' interpretazione, anche se Nietzsche, che ha ben riflettuto su questo problema, sa bene che non c'è mai una interpretazione ultima, ma una infinità di unti di vista o di prospettive nella lettura del testo. Perché l'interpretazione di un testo, come ogni conoscenza, è un'opera d'arte.
AUTONOMIA DI GIUDIZIO:
Applicare le nostre conoscenze a nuovi ordini di problemi è il problema performativo autentico, quello della nostra capacità di giudicare, in cui consiste il momento vero e proprio della intelligenza umana, rispetto a quella animale e artificiale. Questo avviene quando passiamo da un ordine di conoscenza ad un altro, ad esempio dalla Linguistica alla Semantica, poi dalla semantica alla Logica, e dal lato pratico dalla Psicologia all'Etica , e dall'Etica alla Politica. Ciascuno di questi domini di conoscenza ha le proprie regole, ma che genere di regole seguiamo quando passiamo da un dominio di conoscenza ad un altro, per risolvere problemi che nel primo dominio non possiamo risolvere? Inoltre in ogni ordine di conoscenza abbiamo regole per il nostro pensare, ma , ma non abbiamo più regole per applicare queste regola ai casi particolari. Questo,ci insegna l'ermeneutica: usare la nostra libera capacità di giudizio più che i metodi delle scienze oggettive legate esclusivamente alle loro regole.
ABILITÀ COMUNICATIVE:
Partire dall'esperienza dell'arte e della storia ci porta al momento creativo della nostra intelligenza. Questa capacità creativa è al tempo stesso capacità comunicativa. L'artista non ha solo creato qualcosa, egli ha saputo comunicare qualcosa; a questa comunicazione è diretta la sua creazione. La comunicazione non è una semplice informazione di fatti o di conoscenze, ma l'atto che crea i modi per essere compresa e accettata dall'altro. Questo è quello che, nella storia della cultura, abbiamo appreso dalla retorica: saper comunicare è un'arte. La retorica è l'arte del comunicare come l'ermeneutica è l'arte dell'interpretare. . Nietzsche è quel filosofo che più di ogni altro sa comunicare attingendo dal pieno della sua esperienza interiore, e sulla base di questa sa come coinvolgerci. Habermas parla giustamente di agire comunicativo, pensandolo però più come agire sociale ed etico che come comunicare. Alla comprensione della cosa deve 1) seguire l'espressione più adatta per essere capita; 2) imparare a mettersi sempre dal punto di vista dell'altro e cercare l'espressione più adatta per lui. Per far questo, come ci dice Aristotele, bisogna conoscere le sue passioni.
CAPACITÀ DI APPRENDIMENTO:
L'esercizio della interpretazione di testi, che è al contempo comprensione ed esposizione propria di ciò che si è compreso, esercita non solo la nostra capacità di giudizio, ma anche di apprendimento. Questo però a patto che esso non sia inteso come accumulo di conoscenze; dobbiamo infatti non solo imparare nozioni, ma imparare ad apprendere. Ciò significa saper scegliere ciò che è più essenziale per la crescita della conoscenza rispetto a ciò che lo è meno, saper vedere come ciò che è adatto a sviluppare conoscenza in un determinato contesto possa essere applicato ad un altro contesto quando ciò sia utile, cioè saperne giudicare la rilevanza per nuovi scopi; ad esempio come la linguistica e la semantica possano essere d'aiuto all'ermeneutica, ma anche viceversa. Lo stesso vale per la filosofia della mente, e anche per la psicologia, quando però non si confondano i campi.
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